Nazionale

Lo sport può cambiare il mondo? Incontro a Padova

Alla tavola rotonda promossa dall'associazione Sport4Society, sono intervenuti tra gli altri Tiziano Pesce e Riccardo Cucchi

 

Martedì 12 dicembre, nella Sala Paladin di Palazzo Moroni, a Padova, si è tenuto il secondo appuntamento organizzato nell’ambito del progetto di Sport4Society, Sport e diritti umani, con un focus che ha voluto indagare le azioni più opportune che atleti, educatori e allenatori possono mettere in campo al fine di mantenere vivo lo stretto legame tra sport e diritti umani. 

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All'incontro è intervenuto anche il presidente nazionale Uisp, Tiziano Pesce, che ha voluto sottolineare sin da subito l’importanza dell’incontro, fondamentale per “creare occasioni di dialogo, di confronto e di approfondimento sul tema dei diritti umani e del contrasto alle discriminazioni e alle violenze. Un’associazione di promozione sportiva e sociale come l’Uisp, si impegna quotidianamente da ormai settantacinque anni per sostenere il rispetto dei diritti: nel corso degli ultimi congressi abbiamo ritenuto necessario ribadire con forza il fatto di essere un’associazione nazionale antifascista e antirazzista, che si ispira ai principi della Costituzione italiana e che stigmatizza ogni forma di discriminazione. La nostra è una rete nazionale che trova linfa nei propri Comitati territoriali e nel tessuto associativo di queste fantastiche associazioni, società sportive ed enti del terzo settore che mai come in questo momento dimostrano una resilienza straordinaria”.

“Il recente riconoscimento costituzionale del valore sociale, educativo e di promozione del benessere psicofisico dello sport - ha proseguito Pesce - deve essere visto come un punto di partenza, non come un punto di arrivo: lo sport ha di per sé il potere di promuovere la pace, l’intercultura tra i popoli e la cooperazione, ma noi dobbiamo lavorare sempre più in rete, insieme ad associazioni che si occupano di ambiti e situazioni solo apparentemente distanti. Abbiamo cioè bisogno di arrivare a una vera e propria emancipazione dello sport sociale, dello sport come diritto di cittadinanza, mettendo sempre di più al centro del nostro interesse le persone: questa è una leva straordinaria sulla quale continuare il nostro impegno”.

Pesce ha poi messo in luce un altro aspetto molto importante: “Nonostante tra i principi cardine dell’olimpismo ci sia il diritto alla pratica sportiva, la questione dei diritti umani continua a rimanere la grande assente nella messa in pratica della Carta olimpica. Noi crediamo fermamente nel ruolo sociale ed educativo dello sport. L'Uisp, attraverso alcune azioni progettuali significative, cerca di impegnarsi sempre di più sul piano dei diritti umani e contro le discriminazioni a 360°: per esempio, nel 2020 insieme all’associazione di promozione sociale Lunaria e all’Unar – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali abbiamo dato vita alla prima esperienza europea di Osservatorio sulle discriminazioni nello sport, dedicandola a Mauro Valeri, amico dell’Uisp e sociologo dello sport di fama internazionale scomparso prematuramente. Il presupposto dal quale siamo partiti è che le discriminazioni non riguardano solo lo sport professionistico, ma si manifestano anche a livello amatoriale, e noi operatori dello sport di base dobbiamo farci carico di questo. Spesso sui campi, nelle palestre, nei palazzetti avvengono incidenti legati a discriminazioni razziali che però vengono sottovalutate. Con questo Osservatorio, del quale sono entrati a far parte anche altri enti di promozione sportiva e federazioni, abbiamo voluto invece puntare i riflettori sul fenomeno, dando così il via a un progetto che abbiamo portato avanti come capofila in Europa: il progetto Sentry Sport, i cui risultati sono stati presentati lo scorso settembre a Parigi. Abbiamo messo a disposizione del movimento sportivo un manuale metodologico e delle raccomandazioni che abbiamo esteso ai decisori politici nazionali e sovranazionali. Un percorso, questo, che ci ha permesso di registrare trecento denunce di discriminazione in due anni”.

In conclusione, Pesce ha voluto ricordare le responsabilità verso i giovani: “Mai come in questo momento, sentiamo tutti un grande dovere di rappresentanza nei confronti delle nostre associazioni, delle comunità che coinvolgiamo, perché le nostre azioni vanno oltre il perimetro associativo: come ente di promozione sociale, mettiamo in atto attività di interesse generale, promosse a fini civici, solidaristici e di utilità sociale. Se non possiamo rispondere del tutto affermativamente alla domanda che dà il titolo alla serata, possiamo però riconoscere che lo sport e le nostre reti possono contribuire a costruire un mondo migliore”.

Riccardo Cucchi, storica voce di Radio 1 Rai, presente all’evento in veste di presidente del premio “Sport e diritti umani”, ha evidenziato l’esigenza dello sport di mettersi in gioco, riportando alla memoria le innumerevoli sfide che ha dovuto affrontare per raggiungere la sua indipendenza: “In passato è stata l’impellente necessità di difendersi dal tentativo dei regimi di prenderne il possesso e di strumentalizzarlo, ma oggi lo sport deve affrontare un altro rischio enorme, una nuova battaglia: quella contro il pericoloso tentativo di dominio della finanza mondiale, perché lo sport rappresenta anche un grande affare. Lo sportwashing è questo: siamo costretti ad accettare che si giochi in Paesi dove i diritti umani vengono violati costantemente. Io credo che la dirigenza dello sport italiano, europeo ma anche mondiale – soprattutto in riferimento al calcio – si stia dimenticando che, oltre a maneggiare dei soldi, sta maneggiando anche i sentimenti delle persone, quando invece lo sport potrebbe inviare messaggi positivi contribuendo a cambiare in meglio questo nostro mondo”. (a cura di Arianna Zelli)

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